Lo sapevi che il termine salume deriva dal latino medioevale Salùmen che significa insieme di cose salate, in altre parole, la conservazione delle carni tramite salagione.
L’uso delle carni di maiale ha radici antichissime. Scavi di Forcello (V sec. a.C.), nel mantovano, hanno portato alla luce resti ossei di maiali adulti, di circa due o tre anni di vita, ai quali mancavano gran parte degli arti inferiori.
Questa importantissima scoperta testimonia che il concetto di salume era già presente in quelle popolazioni. Il bestiame era allevato unicamente per soddisfare le necessità della famiglia o del villaggio, solo in epoca etrusca iniziano a prendere vita le prime forme di allevamento stabile finalizzato al commercio.
A causa delle successive invasioni barbariche che colpirono anche la nostra Penisola, il suino divenne una delle risorse più importanti del villaggio. Nascono così le lavorazioni di insaccati (salami) e carni conservate (prosciutti, spalle, pancette), il salume, perciò, diventa una moneta per scambi commerciali.
Nel Medio Evo il pascolo del suino assume un rilievo particolare al punto che i boschi sono misurati in base alla loro capacità di nutrire suini, più che in base alla loro superficie.
Ma è solo durante il Rinascimento che si sviluppa e si affina l’arte della gastronomia e del norcino, fino a giungere al XIX° sec. con la diffusione dei primi laboratori alimentari e salumerie.
Fonte:
Istituto Valorizzazione Salumi Italiani